martedì 21 febbraio 2012

Poetic Algorithm (L'estetica dell'algoritmo segnico)

- Francesco Aprile, Poetic Algorithm (L'estetica dell'algoritmo segnico), in Diversalità Poetiche (Literary sheet directed by Francesco Pasca), Lecce, October 2011

Techno poetry. Poesie tecnologiche. Elettroniche. Poesie informatiche. Schede perforate. Algoritmi poetici_ narrazioni e visualizzazioni poetiche trasposte nel linguaggio informatico per il suo rovesciamento. Il tracciato poetico che contamina quello logico-informatico, ne astrae la struttura, le sensazioni, gli scopi. Un tentativo di ribaltarne usi e consuetudini. Il dominio poietico sulla tecnica, modellata alle scansioni interiori dell’anima, dello spazio attorno. Uscire fuori dalle coordinate dell’arte generativa. Scardinare il software generativo che compone, crea_ programmato sulle dinamiche creative dell’artista. Assumerne le potenzialità logico-scritturali e ribaltarne i sensi, le dinamiche. Accarezzarne le ossessioni. Fare pratica scritturale dell’esperienza sintattica, linguistica, esecutiva di una scrittura informatico-elettronica che soggiace, questa, alle dinamiche procedurali del pensiero umano e catalizzarne l’attenzione sul centro poietico dell’esistenza umana, allentando la presa della tecnica. Non il software. Non la programmazione_ ma l’oggetto di una pratica scritturale che si avvale dei sistemi elettronico-informatici del vivere quotidiano e li realizza nel loro capovolgimento. Assumere a coordinate sintattiche strutturazioni tipiche del linguaggio elettronico-informatico, mutuate da analisi linguistiche della prassi quotidiana del pensiero umano, attraverso pratiche di elaborazione tecnologica di una prassi analitica propria dell’uomo, per cui ci dice Chomsky «è naturale postulare che l’idea delle operazioni dipendenti dalla struttura faccia parte dell’innato schematismo applicato dalla mente ai dati dell’esperienza. [...] Sembra del tutto ragionevole avanzare l’idea che le strutture ignote del cervello che forniscono la conoscenza del linguaggio sulla base dei pochi dati che abbiamo a disposizione, ‘possiedono al loro interno‘ l’idea delle operazioni dipendenti dalla struttura» e ancora «Così in un senso molto importante le regole sono dipendenti dalla struttura» avviene così che la slogatura di un linguaggio strutturale, codificato a partire dalla logica algoritmica delle istruzioni (che nell’approccio informatico ripuliscono l’espressione linguistica-sintattica da ridondanze, ambivalenze, polisemie, rastrellando l’espressione al mero concetto, per una pulizia dell’istruzione che la rende conforme all’analitica successione e scansione di pensieri che l’uomo compie lungo il tragitto di una semplice azione, come, ad esempio, attraversare un corridoio ed aggirare un tavolo, azioni che, dunque, nella mente si figurano come successione di istruzioni), torni imbevuta d’ambiguità e polisemia poietica, in un tuffo che è proprio di una pratica scritturale, come già detto in precedenza, che assume a modalità quotidiana d’esecuzione lo sforzo strutturale di una logica informatica (derivata dall’analitica delle “strutture ignote del cervello”) e se ne libera invischiando, all’interno di questa pratica, elementi che trascendono lo schematismo dell’istruzione e si fanno fulcro di un ribaltamento poietico della tecnica quotidiana, in virtù di un rovesciamento dell’immaginazione ai danni di una via procedurale, di una prassi scientifica che è dimentica di quell’aspetto soggettivo, interpersonale, relazionale, dal quale muove i passi, nell’elemento distintivo che Karl Otto Apel individua in quella comunità scientifica che, attraverso le relazioni interpersonali e comunicazionali soggettive, è alla base della razionalità scientifica, per cui un passaggio obbligato attraverso una rete relazionale soggettiva ed il rapporto etico delle mescolanze umane. L’incedere poetico che si esplicita nella dichiarazione dei commenti al margine interno della dichiarazione algoritmica, l’introduzione di elementi costituiti da quel loro realizzarsi in una pratica irrazionale soggetta alle dinamiche della carne dell’uomo, derivate dal rapporto “uomo-mondo” (Camus) e da quella componente di “inadattabilità” che ne consegue (Ortega Y Gasset) svincolano le pratiche della scienza dalle dinamiche dell’evoluzione della fredda tecnica, ancorandole a dinamiche proprie dell’agire quotidiano dell’uomo, restituite alla poiesi lungo un percorso di erraticità senza tregua.

Francesco Aprile
2011-08-25

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